La coltura della fragola fuori suolo rappresenta una delle maggiori innovazioni tecnologiche dell'ultimo decennio.
Essa consente di ottenere produzioni fuori stagione solitamente più remunerate sui mercati, variando in modo appropriato i tempi della messa a dimora delle piantine nei sacchetti contenenti substrati misti di torba e perlite.
Normalmente si opera in modo tale che la prima produzione sia disponibile per il mercato nel periodo di ottobre - dicembre.
Dopo la pausa invernale si ha una seconda produzione, primaverile, da aprile maggio.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la coltura fuori suolo ha una lunga storia che risale ben al XVII secolo.
Per ottenere i migliori risultati con questo tipo di coltura è necessario superare alcune problematiche che normalmente non si presentano nelle colture tradizionali in suolo.
- Scelta delle strutture di protezione della coltura e di sostegno dei sacchi.
- Tipo di substrato.
- Caratteristiche dell'acqua di irrigazione.
- Composizione della soluzione nutritiva.
- Adeguatezza dell' impianto fertirriguo.
- Tipo di pianta.
La struttura di protezione quasi sempre costituita da un tunnel.
È opportuno che sia dotata di caperture laterali al fine di regolare la temperatura e che abbia la copertura con doppio telo gonfiabile, costituita da film plastici a "lunga vita".
Il doppio telo gonfiabile consente una diminuzione degli sbalzi termici e nel caso in cui si ricorra all'impiego del riscaldamento di beneficiare di un consistente risparmio energetico.
In queste strutture, piuttosto resistenti, i sacchetti contenenti i substrati di coltivazione vengono solitamente sospesi ed agganciati ai tiranti degli archi portanti.
Il tipo di substrato attualmente più usato è una miscela di torba e perlite, che permette, rispetto alla sola perlite, un certo margine di errore nel controllo dei valori. Questa ha per il vantaggio di poter essere riutilizzata per più cicli di produzione.
L'acqua irrigua a disposizione dall'azienda agricola è determinante ai fini della scelta dell'impianto di fertirrigazione.
La soluzione fertilizzante viene costituita utilizzando 3 contenitori ottendendo un pH compreso fra 5,2 e 5,8 ideale per la fragola.
Le piante solitamente impiegate nel fuori suolo sono generalmente "ingrossate", in grado di iniziare a fruttificare dopo 5-6 settimane dalla messa a dimora.
INSETTI e FUNGHI UTILI
orius laevigatus
predatore di tripidi
Orius laevigatus è un antocoride predatore che viene largamente utilizzato per il controllo dei tripidi (in particolare Frankliniella occidentalis). La sua principale applicazione di successo riguarda le colture orticole in serra ed in pieno campo, con particolare interesse per peperone, fragola, melanzana ed alcune ornamentali.
I danni diretti delle infestazioni di tripidi si manifestano su tutti gli organi epigei della pianta e sono causati dalle punture degli adulti e dei giovani oltre che dalle ovideposizioni. Per deporre le uova infatti, Frankliniella occidentalis incide i tessuti vegetali tramite l'ovopositore causando suberificazioni e deformazioni dei tessuti interessati. Sulle foglie l’attacco causa depigmentazioni argentate che tendono a necrotizzare, originando una deformazione del lembo che si accartoccia e dissecca. Tali alterazioni derivano dalla presenza di sostanze tossiche nella saliva dell'insetto. Sui fiori si manifestano la maggior parte degli attacchi con decolorazioni sui petali con eventuale necrosi; solitamente si hanno lesioni anche sugli organi riproduttivi. Se viene punto l'ovario il fiore cade. Sui frutti, le punture causano suberificazioni dell'epicarpo con conseguente deformazione del frutto stesso.
Su fragola si osservano striature brune e deformazioni dei petali oltre a bronzature e malformazioni dei frutti. I danni che provoca sono notevoli, tanto da farlo considerare come il fitofago chiave della fragolicoltura italiana. Le foglie presentano rugginosità e deformazioni, inoltre, se l'attacco è forte i fiori possono abortire e i frutti presentare imbrunimenti e perdita di lucentezza con annerimento degli acheni.
Tutti gli stadi del predatore si nutrono attivamente di tripidi, anche se possono utilizzare come fonte di cibo alternativo polline ed altri fitofagi, tra cui acari, afidi ed altri piccoli insetti. Come la sua preda, anche Orius laevigatus predilige stazionare nei fiori specialmente se ricchi di polline, del quale si nutre anche in assenza di prede.
L'adulto, lungo circa 3 mm e di colore nerastro, è molto mobile e vorace. Gli stadi giovanili più chiari, sono privi di ali ma comunque mobili ed attivi predatori. A circa 25°C, lo sviluppo da uovo ad adulto richiede un paio di settimane.
phytoseiulus persimilis
predatore di ragnetto rosso
Phytoseiulus persimilis è un fitoseide predatore utilizzato con successo in tutto il mondo, per la lotta biologica al ragnetto rosso (Tetranychus urticae), su varie colture orticole ed ornamentali, sia protette che in pieno campo, come fragola, peperone, melanzana, cucurbitacee e tante altre.
Il ragnetto rosso è uno dei più pericolosi acari fitofagi polifago, infesta infatti molti ortaggi piante ornamentali arboree ed erbacee, e la maggior parte delle piante da frutto. Esso proviene dai rifugi invernali come le bordure dei campi e delle serre dove le femmine adulte hanno svernato. Gli attacchi sono molto frequenti in estate in presenza di determinate condizioni atmosferiche, a clima caldo-umido ma non piovoso che gli sono molto favorevoli. Il Ragnetto rosso infesta la pagina inferiore della foglia, sottraendo loro la linfa. I danni si manifestano con intense depigmentazioni e bronzature sulle pagine fogliari, che causano sulle foglie stesse dei disseccamenti con cadute precoci. In pieno campo questo è in grado di compiere 8-10 generazioni ogni anno, per poi svernare come le femmine adulte.
Le femmine, con il corpo piriforme di colore arancio brillante, sono leggermente più grandi di un ragnetto rosso e molto mobili.
P. persimilis è caratterizzato da una elevata capacità di ricerca ed è in grado di esplorare ampie superfici. Lo sviluppo in condizioni ottimali è anche più rapido di quello della sua preda
macrolophus caliginosus
predatore di aleurodidi
Macrolophus caliginosus è un miride predatore di aleurodidi molto diffuso nel bacino del Mediterraneo. Tutti gli stadi sono molto mobili e possono predare entrambe le specie di mosche bianche: Trialeurodes vaporariorum e Bemisia tabaci; tutte le forme degli aleurodidi (uova, neanidi, adulti), costituiscono una buona fonte di cibo per questo predatore.
Gli aleurodidi sono rincoti omotteri che infestano numerosissime piante orticole (pomodoro, melanzana, cetriolo, melone, zucchino, fagiolo, fragola ecc.), ornamentali (stella di Natale, gerbera, crisantemi ecc.) e spontanee.
Questi insetti, noti anche come farfalline o mosche bianche per lo strato ceroso bianco che ricopre le ali degli adulti, stazionano prevalentemente sugli apici vegetativi e sulla pagina inferiore delle foglie apicali (foto principale) dalle quali, se disturbati, spiccano brevi voli formando le tipiche nuvole.
Il ciclo biologico degli aleurodidi ha una durata che varia da due settimane a tre mesi a seconda della specie, della pianta ospite e delle condizioni ambientali (temperatura e l’umidità relativa dell'aria). Ogni femmina è in grado di deporre, a partire da poche ore dopo lo sfarfallamento, da 50 a 500 uova sulla pagina inferiore delle giovani foglie di pomodoro. Da queste emergono piccolissime neanidi mobili che, individuato il luogo più idoneo, si fissano al tessuto della pianta ospite e iniziano ad alimentarsi della linfa attraverso i loro stiletti boccali. Le forme giovanili degli aleurodidi, di colore verde-giallo pallido, si sviluppano attraverso altri 4 stadi preimmaginali di cui l'ultimo, la pupa, dà origine all'adulto.
Gli adulti del miride predatore hanno una colorazione verde chiara con il primo segmento dell'antenna nero, mentre le forme giovanili sono di colore verde omogeneo e con caratteristici occhi rossi.
Il ciclo da uovo ad adulto in condizioni ideali, circa 25°C, dura anche meno di un mese, ma si allunga abbastanza in condizioni climatiche più sfavorevoli. Durante il ciclo, si succedono 5 stadi giovanili tutti attivi predatori come gli adulti.
Macrolophus caliginosus è in grado di sfruttare anche altre fonti di cibo come afidi, acari, larve di agromizidi ed uova di lepidotteri, tutte di grande importanza per un buon insediamento sulla coltura anche in assenza di mosca bianca.
Trichoderma Harzianum e sp.p.
E' un agrofarmaco biologico che contiene ceppi naturali del fungo antagonista Trichoderma harzianum, indicato nella prevenzione degli attacchi di funghi parassiti dell'apparato radicale e del colletto. I funghi parassiti, dopo l'applicazione, colonizzano il terreno e le radici delle colture e agiscono sottraendo spazio ed elementi nutritivi ai funghi patogeni e attaccando per via enzimatica le loro pareti cellulari
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